Mobilità sostenibile: i risultati dell’indagine sui Mobility Manager in Emilia-Romagna

ART-ER ha condotto un’indagine sui mobility manager di imprese e enti in Emilia-Romagna per mappare la gestione della domanda di mobilità durante la pandemia. I risultati rappresentano una base per pianificare gli spostamenti casa-lavoro anche nelle fasi post emergenziali e per orientare correttamente le scelte istituzionali.

 

L’indagine sui mobility manager è stata condotta da ART-ER, nell’ambito delle attività dell’Osservatorio regionale della green economy GreenER, con l’obiettivo di mappare la gestione della domanda di mobilità regionale, anche alla luce dell’impatto che la pandemia Covid-19 sta generando sul sistema produttivo, modificando luoghi e modalità di lavoro e condizionando gli spostamenti casa-lavoro.

I risultati ottenuti dall’indagine delineano da una parte, uno scenario già conosciuto su tutto il territorio nazionale caratterizzato dalla scarsa diffusione del Mobility Manager e da un esteso ricorso all’uso del mezzo privato negli spostamenti casa-lavoro. Dall’altra parte, stiamo assistendo ad un vero e proprio cambio di paradigma che vede molte aziende e amministrazioni impegnate a ripensare le proprie modalità di gestione della mobilità attraverso la riorganizzazione delle attività lavorative con il lavoro agile (telelavoro e smart working).

Il quadro della mobilità quotidiana che emerge è caratterizzato da percorrenze medie ed un esteso ricorso all’uso del mezzo privato. Sono stati riscontrati, infatti, ancora dei punti di resistenza all’utilizzo dell’auto che resta il mezzo privilegiato, dall’82% dei dipendenti privati e dal 66% dei dipendenti pubblici, per raggiungere il posto di lavoro. Scelta quest’ultima che, sotto l’effetto della pandemia, è stata ulteriormente incentivata dalla sopravvenuta percezione di una maggiore sicurezza e tutela dal rischio contagio.

L’introduzione dello smart working ha rappresentato una risposta, da parte sia del sistema produttivo che degli enti pubblici, per far fronte all’improvvisa emergenza a seguito della pandemia, ma sembra però una pratica destinata a consolidarsi in futuro. Dall’indagine emerge che durante il lockdown il ricorso allo smart working, da parte di aziende ed enti, è cresciuto del 67% anche in virtù di provvedimenti restrittivi adottati dal governo. Per il futuro il 47% delle imprese dichiarano che ricorreranno allo SW, mentre la percentuale degli enti sale al 93%.

Le misure emergenziali introdotte per contrastare la diffusione del Covid-19 hanno comportato una drastica riduzione negli spostamenti casa-lavoro e quindi anche una riduzione delle emissioni di CO2. Sono stati stimati 100 mila lavoratori in meno che si spostano nel quotidiano, rispetto al periodo pre pandemico, pari a circa 3,9 milioni di km percorrenze complessive evitate quotidianamente, 454 ton emissioni di CO2 evitate e un risparmio per il mancato acquisto di carburante di circa 247 mila euro al giorno.

Restano ancora aperte le sfide per dare una rinnovata centralità alla mobilità sostenibile: la mobilità ciclabile e micromobilità, mobilità in sharing e mobilità elettrica sono iniziative ancora poco diffuse, soprattutto nelle imprese. Gli enti intervistati, invece, anche se rappresentano solo una quota parte dell’intero “universo pubblico”, si sono mostrate più proattive probabilmente sotto la spinta incentivate delle politiche regionali sui trasporti e la mobilità.

L’analisi nel suo complesso ha messo in evidenza un processo di trasformazione in atto capace di consolidarsi nel settore privato e nel settore pubblico e si presta a essere considerato un punto di partenza per orientare le scelte istituzionali nella gestione della mobilità urbana.

 

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